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METAVERSO POCO VIRTUALE, MOLTO REALE

By 26 Ottobre 2022 No Comments

“Molti credono che il metaverso sarà solo virtuale… un giorno sebbene questi studenti saranno in un aula virtuale ciò che impareranno insieme sarà reale. Un chirurgo potrà fare tutta la pratica necessaria nel metaverso  prima di confrontarsi con il paziente reale. Questi studenti si trovano veramente nel 32 a.C. ma potranno ascoltare Marcantonio mentre dibatte nell’antica Roma. Il metaverso è uno spazio virtuale ma il suo impatto sarà reale

Questo è il testo del bello spot di Meta, in onda in questi giorni su varie emittenti televisive, Ecco una prima diretta risposta alla domanda se il metaverso avrà utilizzi utili e pratici e di che tipo. Molti sostengono che il metaverso sia una versione rivista di Second Life (2003), che ebbe vita breve una volta passata la curiosità iniziale. Io non lo credo perché second life era assolutamente diverso dal metaverso, in un contesto globale diversissimo, con meno abitudine al digitale da parte di tutti noi.

La verità è che oggi viviamo Internet guardandolo da uno schermo, con il metaverso ci vivremo dentro. Hai detto niente! (Parola di Nicola Mendelsohn, vice president, global business group di Meta).

Zuckerberg e le criticità del metaverso

Zuckerberg punta al monopolio della rete utilizzando le sue svariate società e i suoi svariati prodotti: il piano dell’azienda di Menlo Park comprende, nei 10 miliardi di dollari da investire, anche l’apertura di negozi fisici dedicati al metaverso con device da testare ed esperti che indirizzano gli utenti dentro il nuovo mondo. Ma nel frattempo restano molti nodi da sciogliere. Ad esempio fondamentale è decidere la porta d’ingresso che consenta di entrare nel nuovo mondo mondo virtuale immersivo: quale hardware ci permetterà di abilitare questi nuovi mondi? Sarà l’ingombrante visore Oculus? Oppure gli occhiali Rayban Stories lanciati insieme al gruppo Luxottica? Oppure sarà lo smartwatch di Meta a cui si lavora in gran segreto dalle parti di Menlo Park? Il lavoro da fare è ancora lungo, per la messa a regime con un target di un miliardo di utenti, bisogna aspettare un decennio, commentano da Facebook.

Poi c’è la questione non secondaria della grande torta della pubblicità: nei prossimi dieci anni il fatturato della virtual reality raggiungerà 51 miliardi di dollari, secondo una indagine di GlobalData. Facebook ha incassato dalla pubblicità 28,3 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2021. Oltre a possedere Oculus, Facebook (oggi Meta), Zuckerberg ha registrato 255 brevetti relativi alla Virtual Reality tra il 2016 e il 2020. Ma la pubblicità sarà solo una parte e forse non quella più rilevante del modello di business disegnato da Nicola Mendelsohn. Meta dovrebbe diventare un acceleratore del commercio online con la possibilità di indossare abiti, scarpe e occhiali in stanze virtuali aperte dai marchi. Su Instagram già oggi è possibile misurarsi vari modelli di Rayban.

Ma il metaverso, se vogliamo non essere superficiali,  non è un territorio di proprietà di Facebook. È, al contrario, un nuovo approccio alla comunicazione e allo shopping e il team di Zuckerberg sta infatti facendo accordi con varie organizzazioni.

E il mercato?

Come si sta muovendo il mercato? Seoul è una delle metropoli al mondo con maggiori connessioni alla rete veloce per abitante e con una densità digitale che supera altre grandi capitali.  Qui nascerà dal 2023 il Metaverse 120 Center, una piazza virtuale dedicata ai cittadini che – sotto forma di avatar – potranno richiedere certificati e passaporti dialogando con i dipendenti pubblici, ovviamente rappresentati da altrettanti avatar.

Nel frattempo la popstar Justin Biebier offre una esperienza immersiva per il prossimo concerto An Intercactive Virtual Experience appoggiando alla piattaforma Wave, uno dei leader dell’intrattenimento virtuale. E Gabriel Abed, ambasciatore delle Barbados presso gli Emirati Arabi Uniti, ha firmato un accordo con Decentraland per edificare una ambasciata virtuale nel metaverso. Certo si tratta di esperimenti, di tentativi, ma il percorso del metaverso è inesorabile. Certo sono moltissime le questioni da risolvere. Ad esempio il fronte privacy e sicurezza è delicatissimo! Andrew Bosworth di Reality Labs ha diffuso un memo tra i dipendenti ripreso da Financial Times che mette in evidenza le grandi difficoltà sulla sicurezza di Meta. La sua tesi è che “Controllare in tempo reale un miliardo di persone che agiscono nell’ambiente di Meta – in varie parti del mondo e in varie lingue – è impossibile, nonostante le capacità di filtro delle intelligenze artificiali sempre più raffinate”. Bosworth ricorda che il nuovo mondo virtuale potrebbe diventare un “ambiente tossico” soprattutto per le donne e le minoranze. E come stare sicuri se già l’attuale piattaforma di Facebook – che vive “oltre lo schermo” – sta creando immensi problemi sulla privacy e sull’istigazione all’odio.

L’esempio dell’Intelligenza Artificiale

Poi c’è la grande questione dell’AI, dell’Intelligenza artificiale… Meta ha sviluppato una tecnologia di Intelligenza Artificiale capace di creare brevi clip partendo da un semplice testo.

I ricercatori di Meta hanno sviluppato una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale in grado di realizzare clip video di alta qualità a partire da un semplice testo scritto. Il modello si chiama Make-A-Video e tecnicamente si tratta di un’AI di tipo generativo, capace cioè di produrre contenuti sulla base di brevi informazioni comunicate dagli utenti. La tecnologia può anche creare video da immagini fisse o generare altri clip simili basati su un’unica sequenza. Make-A-Video è la prosecuzione di quanto Meta aveva già fatto con Make-A-Scene, strumento che offre il suo sistema di traduzione di testo in immagini e che permette di accostare al testo uno schizzo disegnato dall’utente per affinare il risultato dell’immagine creata ex novo dall’AI. Con Make-A-Video Meta ha fatto qualcosa di nuovo: è riuscita a trasformare il testo in video (T2V, Text to Video). Il modello di machine learning è cioè capace d’interpretare il testo digitato dall’utente e di rappresentarlo sotto forma di filmato.

Make-A-Video non richiede dati testo-video accoppiati, ovvero con la descrizione testuale del video, per addestrare il modello. Questo per via dello scarso numero di dataset testo-video disponibili e per la complessità della loro creazione, dato che la descrizione deve considerare lo spazio ma anche il tempo. I ricercatori di Meta sono quindi partiti da un più semplice modello T2I a cui hanno aggiunto altri dati alla dimensione spazio (la modifica dello stesso soggetto in base al frame) e hanno dato vita alla dimensione tempo, cioè alla serie di frame che compongono il filmato finale, creando fotogrammi intermedi.

Sul proprio sito web Meta ha pubblicato diversi esempi di creazioni generate dalla propria AI, classificati nelle categorie “realisti”, “surrealisti” e “stilizzati”. I video della prima categoria raffigurano scene di vita quotidiana, come una coppia che cammina sotto la pioggia o un cavallo che si abbevera, ma sono ricavati in maniera totalmente virtualizzata dalla tecnologia partendo da input scritti (come “horse drinking water”). Le produzioni surrealiste sono più creative, riuscendo per esempio a far volare cani vestiti da supereroi. Le clip stilizzate, invece, includono dipinti a olio in movimento o sequenze da cartone animato.

“I video sono stati generati da un sistema di intelligenza artificiale creato dal nostro team di Meta. Gli dai una descrizione testuale e crea un video per te”, ha spiegato Mark Zuckerberg in un post. «È un progresso sorprendente, è molto più difficile generare video rispetto alle foto perché oltre a generare correttamente ogni pixel, il sistema deve anche prevedere come cambieranno nel tempo. Make-A-Video risolve questo problema. Speriamo di avere una versione beta che più persone possano provare presto». Bisogna dire che per ora Make-A-Video non è disponibile per tutti gli utenti internet, ma per provare l’AI è necessario presentare una domanda di registrazione al programma Meta Test. Inoltre, consapevole dei potenziali usi distorti, Meta appone sulle produzioni una filigrana con il proprio marchio, soprattutto per evitare che video fasulli siano adoperati per propagare false informazioni.

Ecco, ho voluto raccontare il tema dell’AI e di Make-A-Video per far comprendere che il metaverso porterà certamente con se innumerevoli innovazioni e cambio di prospettiva che non può essere solamente derubricato al virtuale, ma che cambierà progressivamente i nostri stili di vita. Vedremo col tempo chi avrà colto nel segno

 

Gianni Potti

Founder Digitalmeet e Presidente di Fondazione Comunica

  • scritto e pubblicato per i quaderni di Fondazione Saccone

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