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Recovery Plan, innovare le imprese per rilanciare l’Italia: ecco come

By 25 Gennaio 2021 No Comments

Il Recovery Plan riserva un posto di rilievo all’innovazione e al sostegno alla trasformazione digitale delle imprese e del Paese, come leve per la ripartenza dell’Italia e l’accelerazione sul fronte della digitalizzazione per superare i problemi messi in luce dall’ultimo rapporto DESI

L’obiettivo è accelerare la trasformazione digitale dell’Italia, attraverso misure come Transizione 4.0 a supporto delle aziende. Il digitale ha un posto di rilievo nel Recovery Plan licenziato dal Consiglio dei Ministri, un po’ perché ci obbliga l’Europa, un po’ perché forse si capisce l’importanza di puntare su questo ambito per il futuro dell’Italia. Tre gli assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Come è noto dei 209 miliardi di euro, quota dell’Italia, circa il 20% va al digitale. In questo contesto, è positivo che si sottolinei l’impegno a favore delle PMI, ovvero le imprese che hanno più bisogno di investire nel digitale e in quella che oggi il Ministro Patuanelli chiama Transizione 4.0. Tuttavia, sappiamo anche che nell’indice europeo DESI (riferito alla digitalizzazione noi navighiamo intorno al venticinquesimo posto nella UE.

Recovery Plan, come spingere l’innovazione in Italia

Nell’ultima bozza messa a punto dal MEF sono previsti 66 miliardi di euro per favorire la transizione digitale del nostro Paese. Si parla quindi di circa il 30% dell’importo complessivo del piano, che vale 222 miliardi (209 legati al Next Generation Eu e 13 che verranno reperiti dal Fondo sviluppo coesione per il Sud). Uno sforzo sulla carta, imponente, che dovrebbe consentire di colmare in parte il gap che soffre l’Italia su questo fronte sia per quel che riguarda il pubblico, che il privato.

Si legge nella premessa del Recovery approvato dal nostro Governo: “Secondo l’Indice annuale sull’innovazione della Commissione Europea, l’Italia è un “innovatore moderato”, sotto la media dell’Unione. Per diventare un leader dell’innovazione, dovrà aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, pubblici e privati, e competere sulla frontiera tecnologica, in particolare nel trasferimento tecnologico e nelle catene strategiche del valore europee, con un forte coinvolgimento delle PMI, puntando sulle filiere più avanzate, sulla crescita dimensionale e l’internazionalizzazione”.

La “Missione 1″ del Recovery Plan è proprio dedicata a “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura“. La missione “si struttura in 3 componenti e si pone come obiettivo la modernizzazione del Paese, abbracciando la rivoluzione digitale, sia nella pubblica amministrazione (PA) sia nel suo sistema produttivo. Le necessarie riforme “di sistema”, quella della Giustizia e la piena realizzazione di quella della PA, e – infine – investendo nei settori che più caratterizzano l’Italia e ne definiscono l’immagine nel mondo: il turismo e la cultura”, come si legge nel piano.

Gli spunti per Transizione 4.0

Come si potrà notare la seconda componente è quella che riguarda l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese (Transizione 4.0). Ivi comprese quelle del comparto editoria e della filiera della stampa, la realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, 5G ed investimenti per il monitoraggio satellitare. In quest’ottica, gli incentivi fiscali inseriti nel PNRR sono riservati alle imprese che investono in beni strumentali, materiali ed immateriali, necessari ad un’effettiva trasformazione digitale dei processi produttivi, nonché alle attività di ricerca e sviluppo connesse a questi investimenti.

Il sostegno al Made in Italy

Si prevedono inoltre progetti per sostenere lo sviluppo e l’innovazione del Made in Italy, delle catene del valore e delle filiere industriali strategiche, nonché la crescita dimensionale e l’internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari a leva”.  E qui sta la sostanza dello sforzo dell’Italia per puntare ad un futuro digitale per il nostro Paese, premessa per essere competitivi in tanti settori, dal turismo alla cultura, dalla sostenibilità alla giustizia, dai servizi ai cittadini a quelli alle imprese, e via discorrendo.

Recovery Plan, le tre linee di intervento della missione digital

All’interno di Missione 1, le linee di intervento sono essenzialmente tre. Il primo riguarda le infrastrutture, fisiche e non: da investimenti per la rete ferroviaria veloce e i porti alla banda larga. Il secondo concerne la Pa, con la previsione di portare sul digitale buona parte dei servizi ai quali oggi si può accedere solo presso gli uffici. In questo ambito rientrano anche le risorse per la sanità, con l’obiettivo di migliorare l’assistenza di prossimità e far decollare la telemedicina. Infine vi è il capitolo delle imprese, che saranno incentivate a dotarsi di strumenti digitali avanzati per le comunicazioni e il commercio. Tra le altre cose, è previsto un fondo da 2 miliardi di euro per sostenere lo sviluppo dal punto di vista dell’innovazione tecnologica.

Scendendo nel dettaglio, il Governo fa una scaletta di interventi, definendo i 3 punti.

  • Sostenere la transizione digitale e l’innovazione del sistema produttivo attraverso stimoli agli investimenti in tecnologie all’avanguardia e 4.0, ricerca, sviluppo e innovazione, cybersecurity.
  • Realizzare reti ultraveloci in fibra ottica, 5G e satellitari, per la realizzazione, l’ammodernamento e il completamento delle reti ad altissima capacità collegate all’utente finale nel Mezzogiorno e nelle aree bianche e grigie. Nonché per garantire la connettività di realtà pubbliche ritenute prioritarie e strategiche, integrando le migliori tecnologie disponibili per offrire servizi avanzati per il comparto produttivo e della sicurezza (inclusa l’offerta di pacchetti di servizi per la gestione in sicurezza dei dati in cloud, la rindondanza delle reti strategiche, la costruzione di reti dedicate).
  • Favorire lo sviluppo delle filiere produttive, in particolare quelle innovative, nonché del Made in Italy ed aumentare la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali, utilizzando a tale scopo anche strumenti finanziari innovativi.

Transizione 4.0, l’impatto degli incentivi

Il documento governativo prosegue dicendo che “negli ultimi anni, per colmare il gap di “digital intensity” del nostro sistema produttivo verso il resto d’Europa (minori investimenti valutabili in 2 punti di PIL), specie nella manifattura e nelle PMI, è stata perseguita una politica di incentivazione fiscale degli investimenti in beni materiali strumentali funzionali alla trasformazione tecnologica secondo il modello “Transizione 4.0”, ed in beni immateriali ad essi connessi, nonché in attività di ricerca e sviluppo. Le analisi disponibili indicano che gli incentivi per l’acquisto dei beni materiali ed immateriali effettivamente innovativi ha avuto effetti positivi sulla digitalizzazione delle imprese nonché sull’occupazione, specie giovanile e nelle nuove professioni”.

Si precisa inoltre che “è ora necessario rafforzare tale linea di azione, al fine di ridurre i costi di implementazione della trasformazione digitale, incrementando, al contempo, il grado di coinvolgimento delle attività economiche di minore dimensione e collocate al Sud. Le politiche innanzi descritte, per essere pienamente efficaci, devono essere accompagnate dallo sviluppo di una rete di connessione digitale veloce e ultraveloce per diffondere innovazione e nuovi servizi. La connessione infatti è prerequisito abilitante per usufruire di diverse “tecnologie 4.0” – quali i sensori, l’ Internet of Things, e le stampanti tridimensionali – che richiedono connessioni veloci e con bassi tempi di latenza. L’intervento dei Piano nazionale di ripresa e resilienza in questo ambito si colloca nel solco degli sfidanti obiettivi definiti in sede europea (iniziativa flagship “connect”) e nella consapevolezza che le reti a banda larga ultra-veloce sono una General Purpose Technology, in grado di innescare guadagni di produttività e di crescita su larga scala in tutti i settori dell’economia”.

Le misure 4.0 nel Recovery Plan

Qui si prevedono “incentivi per agevolare la transizione digitale e verde, sostenendo i processi virtuosi generati da trasformazioni tecnologiche interconnesse nella progettazione, nella produzione e nella distribuzione di sistemi e prodotti manifatturieri. Il Piano agisce sui fattori che abilitano la trasformazione digitale delle imprese creando le condizioni favorevoli alla realizzazione degli investimenti innovativi. I principi fondanti del Piano possono sintetizzarsi in una logica di neutralità tecnologica e nella scelta di intervenire con azioni orizzontali e automatiche. Il Piano – dichiara il Governo con la bozza del Recovery Plan – si compone di una serie di misure volte a:

  • stimolare la domanda di investimenti privati in beni strumentali per favorire sia la trasformazione digitale delle imprese che il necessario ammodernamento di macchinari e impianti in un’ottica di efficientamento produttivo ed energetico;
  • sostenere prodotti e processi innovativi attraverso una misura dedicata alle attività di ricerca e sviluppo che portano all’adozione di soluzioni nuove per il settore o mercato di riferimento.

Il nuovo progetto Transizione 4.0 prevede misure pluriennali per favorire la pianificazione delle strategie di investimento delle imprese. Introduce inoltre significativi potenziamenti, sia in termini di aliquote e massimali delle agevolazioni, sia in termini di semplificazione e accelerazione delle procedure di erogazione del vantaggio fiscale. L’estensione degli investimenti agevolabili, che a partire dal 2021 includono un bacino più ampio di beni strumentali immateriali, dovrebbe consentire il coinvolgimento maggiore delle piccole imprese che storicamente devono colmare un divario in termini di digitalizzazione di base. Infine, sempre in favore delle piccole imprese, il Piano prevede un bacino più ampio di beni strumentali immateriali agevolabili e meccanismi semplificati e accelerati di compensazione dei benefici maturati per le aziende con fatturato annuo inferiore ai 5 milioni di euro.

La possibilità di fruizione immediata del credito potrebbe favorire maggiori investimenti da parte delle PMI ovviando alle note carenze di liquidità. Il progetto si basa su un credito d’imposta articolato per spese in beni strumentali (materiali e immateriali 4.0), e per investimenti in ricerca e sviluppo, nonché in processi di innovazione e di sviluppo orientati alla sostenibilità ambientale e all’evoluzione digitale.” Lo stanziamento totale – indicato dal Governo – per questo progetto è di 19 miliardi, di cui 3,1 miliardi già stanziati a legislazione vigente. Inoltre, si aggiungono risorse complementari per 6 miliardi e 760 milioni dagli stanziamenti della legge di Bilancio

Conclusione

Per dare un giudizio su quanto riportato, in conclusione, cito l’economista Lorenzo Bini Smaghi: ″È difficile dare un giudizio, perché in pochi giorni sono significativamente cambiate le cifre riguardo alle macroaree di intervento, ma allo stesso tempo sono scomparsi i progetti. E mancano le riforme, che rappresentano una condizione essenziale per l’erogazione dei fondi”. Chissà quale testo emendato uscirà dal Parlamento, chissà che tempi si darà l’Italia, tra decreti attuativi e crisi di governo. Invece ora, subito, noi imprese abbiamo bisogno della spinta e della visione che offre il 4.0 sul futuro del Paese.

Gianni Potti, Presidente Fondazione Comunica

*scritto e pubblicato per agendadigitale.eu

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