Fabbrica 4.0

Italia male su Agenda Digitale all’esame UE

By 28 Maggio 2014 No Comments

E’ stato quest’oggi pubblicato il rapporto 2014 relativo della Commissione UE sullo stato di attuazione dell’Agenda digitale europea. Va subito detto che i dati sono aggiornati alla fine del 2013 e dimostrano che per 95 dei 101 obiettivi da raggiungere entro il 2015 la direzione dell’Europa è quella giusta, ma dove emergono i maggiori dubbi è sul nostro Paese, sia sui tempi della attuazione che sulla realizzazione della infrastruttura della banda larga Ma vediamo subito i punti critici dove l’Italia non ne esce certo bene nella competizione digitale. Il 68% della popolazione italiana dispone di un abbonamento alla rete a banda larga (76% in Europa) ma la percentuale di quelle superveloci, da almeno 30 Mbps, è al 21% contro il 62% europeo.

Sappiamo che con meno di 20-30 Mbps le nostre imprese non possono certo essere competitive sui mercati, quindi giudicate un po’ voi… Quasi inesistenti nel nostro Paese i collegamenti a 100 Mbps. Decisamente scarsa anche la copertura 4G LTE per i dispositivi mobili, potenzialmente disponibile per il 39% degli italiani, ma ben sotto la media europea del 59% Veniamo ora all’uso di internet, altro punto dolente: il 34% degli italiani continua a non aver mai avuto nulla a che fare col web (rilevamento 2013). Gli utenti regolari (si collegano almeno una volta alla settimana) sono il 56%, ben sotto il 72% europeo. Mentre quelli frequenti (si connettono ogni giorno) sono il 54% contro il 62% media UE. Male pure l’ecommerce, il commercio elettronico on line. Sono ancora pochi, troppo pochi gli utilizzatori in Italia, il 20% contro il 47% della media dei cittadini europei. E se andiamo sul terreno delle aziende le cose vanno anche peggio, perché solo il 12% vende i propri beni e servizi in Rete, pensate, in diminuzione rispetto al 2012! Se poi affiniamo la ricerca fino ad arrivare alle piccole e medie imprese la percentuale scende ad un triste 5%. Note più confortanti sul fronte della pubblica amministrazione. Il 21% dei nostri concittadini ha utilizzato servizi di questo tipo per certificati e comunicazioni, ufficiali e non, con le istituzioni, ma il resto d’Europa viaggia circa al doppio con una media del 40% di utilizzo del digitale della PA.

Chiudiamo con la spesa in ricerca e sviluppo, pubblico e privato in ICT: investiamo circa 2,1 miliardi di €, lo 0,7% del Pil contro una media Ue dell’1,2% (dati 2010). Tanto lavoro dunque per il direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale Agostino Ragosa e il neo Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia, a cui è da poco passata la delega dell’Agenda digitale italiana. “Molti europei vivono ormai vite digitali –  ha detto oggi la vicepresidente e commissaria uscente Neelie Kroes  –  ma sono affamati, vogliono altro. Abbiamo risolto il problema dell’accesso a internet, ma il divario non si è colmato. Senza l’impegno di tutti a fare di più, rischiano di emergere in Europa sacche di analfabetismo digitale”. Un quadro non certo esaltante, il nostro, sul quale serve intervenire subito. Anche se io credo che il vero tema in Italia è che c’è un problema di digital divide culturale della classe dirigente italiana.

Gli europei frequentano di più la rete, fanno acquisti e aumentano le proprie capacità commerciali e relazionali nell’ecosistema digitale. A noi oltre a mancare le connessioni veloci e ad avere un cronico digital divide socio-generazionale, manca un forte coordinamento nazionale di questi temi. Troppe competenze sovrapposte Stato-Regioni. La rete deve essere unica, che senso ha delegare alle Regioni una rete infrastrutturale che vive di inutili doppioni, di lentezze e di scarsi investimenti. Serve subito un piano straordinario nazionale. Le nostre imprese e i nostri cittadini non possono più attendere!

Noi come Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici da ora in poi marcheremo a uomo le Regioni, oltre al Governo, con un Osservatorio Nazionale #agenda digitalesubito sulla reale attuazione o meno dell’agenda digitale nel nostro Paese.